Dal Vangelo secondo Marco
(1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Il Magistero di Benedetto XVI
Udienza generale, 21 febbraio 2007
Il sincero desiderio di Dio ci porta a rigettare il male e a compiere il bene. Questa conversione del cuore è anzitutto dono gratuito di Dio, che ci ha creati per sé e in Gesù Cristo ci ha redenti: la nostra vera felicità consiste nel rimanere in Lui (cfr Gv 15,3). Per questa ragione Egli stesso previene con la sua grazia il nostro desiderio e accompagna i nostri sforzi di conversione. Convertirsi, che cos’è in realtà? Convertirsi vuol dire cercare Dio, andare con Dio, seguire docilmente gli insegnamenti del suo Figlio, di Gesù Cristo; convertirsi non è uno sforzo per autorealizzare se stessi, perché l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. Perciò l’autorealizzazione è una contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più alta. Potremmo dire che la conversione consiste proprio nel non considerarsi i “creatori” di se stessi e così scoprire la verità, perché non siamo autori di noi stessi. Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di Calcutta, “il mio tutto in tutto”. Chi si lascia conquistare da Lui non teme di perdere la propria vita, perché sulla Croce Egli ci ha amato e ha dato se stesso per noi. E proprio perdendo per amore la nostra vita la ritroviamo.